domenica 26 settembre 2010
La fidanzata del Re
Maria Mancini era una brutta bimba, in una casa popolata da donne e fanciulle bellissime: una casa un poco buia, in una vecchia strada di Roma, ma c'era un grande terrazzo dove il padre aveva impiantato una specola, e di lassù ricercava, nel corso delle stelle, il destino delle figliole e delle nipoti. Ne scendeva all'alba, stanco ed acceso, ed all'una prediceva il trono, all'altra il principato, alla terza la tragica morte, alla quarta il figlio condottiero. Le fanciulle non ci credevano troppo, sorridevano, e non dalle stelle aspettavano la fortuna, ma dallo zio materno, il Cardinale Ministro che governava la Francia, e la Regina Anna, ed il piccolo Re: Sua Eminenza il Cardinale Mazarino.
Lo zio mandava splendidi doni, broccati e perle alle sorelle, giocattoli di lusso alle nipotine, ed al cognato astrologo libri rari. Poi chiese addirittura che la famiglia lo raggiungesse, un poco per volta, e d anno in anno partivano le pesanti berline di gala, conducendo trepide matrone e giovinette commosse, verso la misteriosa città di Parigi. Chiuse in conventi aristocratici, le nipoti imparavano le riverenze di gala, le sfumature della lingua francese, i sottili inganni di Corte: dopo qualche anno di preparazione, via via che raggiungevano l'adolescenza, il Cardinale le toglieva al chiostro, le presentava alla Regina Anna, le faceca nominare damigelle d'onore, e combinava matrimoni sontuosi.
Davvero una ebbe il trono, a Modena, ed Olimpia fu principessa savoiada, e la terza, divenuta ducessa e cugina de Re, ebbe tragica morte. Mentre le predizioni si avveravano, venne anche per Maria il tempo de della partenza, del viaggio, dell'attesa in convento: era ancora brutta, violenta, ribelle, selvatica, incapace di apprendere gli inchini, i sorrisi. Il Cardinale Zio, nelle solenni visite in Parlatorio, tra un gran frusciare di monache riverenti, la considerava perplesso, chiedendosi che cosa avrebbe fatto di lei.
La volle il Re: quando Maria, uscita dall'educandato, puntualmente chiamata a far parte del seguito di Anna d'Austria, comparve al primo ballo di Corte, si stentò a riconoscere la cupa collegiale nella giovinetta stellante, il volto schiarito, sotto la corona delle trecce nere, da una segreta gioia che la dorava tutta. Il Re diciottenne, che senza iperbole veniva paragonato ad Apollo, che senza troppa esagerazione si sarebbe chiamato Re Sole, se ne innamorò, e fu un amore perfetto, con le lunghe cavalcate nei boschi, le notti accese di musiche e di luminarie, i versi scambiati dentro i fasci di fiori, le felici lacrime, la tenerezza casta ed ardente.
Poiché Anna mostrava di acconsentire, poiché solo dal Mazarino dipendeva la decisione, Maria trnanquilla guardava il suo avvenire di regina innamorata: ed invece no, il Cardinale Ministro dimenticava le tenerezze dello zio, e per il suo Re voleva un'alleanza politica vantaggiosa, ragionevole, quale aria non poteva offrire. Duro, implacabile, costrinse i fidanzati alla separazione; Maria alla partenza, Luigi XIV al matrimonio con Maria Teresa d'Austria, la spagnola grassa, golosa e sciocca.
Maria tornò a Roma, e con fasto enorme sposò il Principe Colonna: era una splendida donna, amava le feste che il marito le offriva, l'astrologia, i begli abiti; un pittore la ritrasse con le perle donatele dal Re di Francia, intorno al collo, nelle chiome, e la più grossa sta tra le sue dita sottili: forse era una lacrima, orgogliosamente iridata ed eterna.
Vida
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