Claudia Guerisi chiamò Roberto e gli ordinò delle sigarette.
"Sono in ritardo", disse, "avverti Giuseppe di tener pronta la macchina. Uscirò a momenti".
Squillò il telefono e il segretario della Sulcis informò Claudia che il consiglio si riuniva alle nove. Didi cantava quando, infilandosi il soprabito, Claudia comparve nell'atrio dove la cameriera la raggiunse con la cartella.
"Buon lavoro, commendatrice".
"Grazie".
Uscendo, Claudia si trovò fra le braccia di Federica Scelzo che entrava con la furia di un uragano. Con una esclamazione di gioia le due amiche si strinsero in un lungo abbraccio. "Beh, come mai qui?"
In dieci anni alcuni capelli di Federica si erano ingrigiti, ma la sua faccia dai tratti vigorosi conservava la freschezza femminile e l'espressione fanciullesca di un tempo. Claudia rientrò e la precedette nello studio dove il telefono squillava.
"Ma non risponde mai nessuno qui?" si stizzì, staccando la cornetta. "Roberto, porta da bere".
"Subito, commendatrice".
"Accidenti!" esclamò Federica, che s'era incantata ad ammirare la magnifica casa. "Anche commendatrice! Allora è vero che sei diventata un pezzo grosso".
Claudia non intese, stava parlando con il suo segretario. "Come?" gridò ad un tratto. "Telefona subito al commissario di bordo e fatti dire l'ora esatta della partenza della carboniera. Di' al direttore del reparto forniture di sospendere per ventiquattro ore, con una scusa qualsiasi, la fornitura del ferro. Flacangi? Fallo attendere, sarò lì a minuti. Mia cara," continuò rivolta a Federica, che gli sorrideva da una poltrona, "perdonami ma gli affari li devo seguire minuto per minuto".
"Sì, sì, capisco" rispose bonariamente Federica, che dopo dieci anni considerava Claudia ancora una ragazza. "Verrò a trovarti stasera".
"Stasera? Aspetta, stasera ho il consiglio della Sulcis".
"Come, sei della Sulcis?" chiese stupita Federica.
"Sono la presidente".
"Dunque uno dei miei padroni".
"Beh, hai forse da lamentarti del trattamento che ti abbiamo fatto?" chiese Claudia, ridendo di cuore.
"No, no, tutt'altro". Federica si accese una sigaretta, un lieve sorriso di malinconia le increspò le labbra, e rispose sottovoce: "Allora eri tu l'ignoto protettore".
"Io e un poco anche Didi".
"Didi?" chiese Federica. "E chi è Didi?"
"Giacomo".
Giacomo veniva canterellando verso lo studio; come vide la moglie restò immobile sulla soglia e non si accorse di Federica tanto fu grande il suo stupore.
"Come, sei ancora qui? Ti senti poco bene? Oh guarda chi c'è, Federica. Che sorpresa!".
Giacomo balzò al collo di Federica e con impeto fanciullesco le schioccò due baci sulle guance.
"Allora non vai ai cantieri?" continuò, rivolto alla moglie. "E Federica resta con noi? Federica, voglio saper tutto, tutto di questo lungo tempo".
"Allora vi lascio." Claudia colse l'occasione per dire che non poteva fermarsi, che gli affari la aspettavano, che ai cantieri non potevano fare a meno di lei.
"Senti, noi ci vedremo domani. Intanto Didi ti terrà compagnia; cenerai con lui, avrai tutto il tempo di raccontargli quello che vuol sapere. Ciao, domattina ti aspetto ai cantieri, vedrai che meraviglia".
Federica sorrideva in quel modo che gli scopriva appena i denti in un'espressione di tenera malinconia. "Povera Claudia!" esclamò. Ma Giacomo s'era oscurato. "Va, corri dietro agli affari" disse aspro, seguendo la moglie con la cartella. "Sai bene che sono gli affari", sbottò lei seccata mentre apriva la porta dell'atrio, frettolosa di andarsene.
"Ho i miei amici anche io", egli aggiunse, "e i miei impegni".
"E a bene, per un giorno puoi mandarli al diavolo. Son tutti sciocchi".
Claudia scese in fretta le scale senza aggiungere un saluto alla sua frase aspra.
"E' sempre così indaffarata?" domandò Federica quando Giacomo la ebbe raggiunta nel soggiorno.
"Questa è la vita di ogni giorno", sospirò Giacomo. "Con in più questi due minuti e le poche parole che ci siamo scambiati. A volte passano delle settimane senza che io abbia un segno della sua presenza in casa.
"Povera Claudia!" ripeté Federica accarezzandogli una mano e invitandolo a sedere in una poltrona accanto alla sua.
"Povera Claudia! Non sento dir altro intorno a me", si esaltò Giacomo levandosi e incominciando a camminare per la stanza. "Povera Claudia! Lei non ha tempo per divertirsi, per curarsi la salute, quasi per mangiare. Per suo marito non ne ha, assolutamente. Ma pensi te, te che ti sei presa il tempo per godere e per amare, pensate che cosa sia la mia vita?"
"Claudia lavora per te. E se non lo facesse non potreste vivere come vivete, non ti pare?"
"Oh, per me, farei volentieri a meno di tutto questo lusso, pur che potessi sentirmi vicino una moglie. Ma non voglio rattristarti inutilmente, povera amica. Andiamo fuori a pranzare, ti va? Conosco un locale alla moda dove ci divertiremo".
"Noi due soli? In un locale pubblico?" chiese stupita Federica. "E che cosa dirà la gente?"
Giacomo scoppiò a ridere fanciullescamente. "Che cosa dirà? Dirà quello che ha sempre detto: che ho delle amanti".
Federica lo guardò costernata.
"Ho troppo stima di te per credere a quello che mi dici".
"Siete una ingenua, oppure una furba, sì, una furbetta. Può essere un'ottima arma anche la tua. Scommetto che finirai col farmi la corte anche te".
Federica le si fermò davanti profondamente stupita: "Allora è vero quello che mi dici? Io non mi raccapezzo. Dieci anni fa, quando vi ho lasciati, tu e Claudia eravate la coppia più felice di questo mondo; il vostro è stato un matrimonio d'amore, no? Ora vi ritrovo così mutati, così tristemente diversi". Giacomo scosse il capo e i suoi occhi brillarono insolitamente; rise ad un tratto d'un riso aspro, insincero.
"Senti Federica, io bevo whisky senza soda, voglio dire che le cose mi piacciono chiare, nette, forti. Questo tuo romanticismo annacquato di borghesia mi dà fastidio". Vedendo la faccia di Federica contorcersi in una smorfia amara, egli continuò: "Oh, non volevo... non volevo ricordarti quel tempo... scusami".
"Ho vissuto quasi tutta la mia giovinezza tra la gente che lavora rischiando ogni giorno la vita. No, non ti potrei mentire Giacomo, non so fingere". Federica sedette di nuovo, un'ombra di tristezza le oscurava il volto.
"Capisco", rispose Giacomo. "Ebbene allora ti dirò che anche se le apparenze sono contro di me, tu ritrovi il ragazzo di dieci anni fa, intatto. Non fraintendermi, ti prego".
"Lo sapevo", mormorò Federica.
"Intatto," riprese Giacomo, "ma non intangibile. No, voi non mi capite. I miei trent'anni valgono di più di tutte le tue rinunce. Quando ci sposammo io e Claudia, non eravamo ricchi, lo sai, ma che felicità quando potevamo ritrovarci soli, la sera. C'era uno scopo oltre la sua fatica, oltre la mia solitudine, c'era l'amore. Ma poi, piano piano, Claudia è uscita dalla mia vita per rincorrere il denaro, gli affari, le soddisfazioni dell'ambiziosa che vuole stravincere. Io mi ritrovai ricco, con tutte le possibilità che offre la ricchezza. Così ho cercato fuori della mia casa un motivo di felicità. Adesso ho amici, amiche, sono invidiato: ho conosciuto il gusto di essere baciato da una bocca che non fosse quella di Claudia ed ho avuto motivo di avvilirmene. Sono stato cento volte sul punto di compiere l'atto... No, non l'ho fatto, Federica, ma non per lei, bensì per me. E ho sofferto anche di questo mio attaccamento alla tradizione della piccola morale borghese che vuole i mariti infelici, ma onesti".
Federica ascoltava a testa china. Non rispose. Ricordava Giacomo, il bello e giovane fidanzato della Claudia di un tempo, Giacomo dal vestitino dimesso come l'avevo conosciuto dieci anni prima nell'appartamento di Via Paradiso, quando si affannava intorno al fornello per preparare la torta di ribes che tanto piaceva a Claudia.
"Ci amiamo, ci amiamo, che male c'è? Perché mi fai quella faccia?" Si stupiva della sua malinconia, dei suoi improvvisi silenzi, delle sue improvvise assenze. "E Claudia?" domandò infine Federica scuotendosi.
"Claudia? Sempre più presa dagli affari, dai successi, dal gusto di inondarmi di danaro e di vincerla su tutti. A poco a poco la mia onestà è divenuta una parola priva di senso. Nella società che frequento io cambio amante ogni mese, intreccio flirts dalla mattina alla sera. Ebbene," s'infiammò Giacomo, "ebbene poiché questo si dice, poiché Claudia si allontana sempre più dalla mia vita, nessuno può dire che tutto ciò non possa domani diventar vero". Egli si guardò intorno smarrito e soggiunse sommessamente: "Ma me ne andrei via di qui".
"La amate ancora tanto?" chiese Federica, quasi senza voce.
Giacomo non rispose, si passò una mano sugli occhi che ritornarono vivi e lucenti. "Suvvia, andiamo a pranzo", esclamò con voce falsa, acuta. "Corri a vestirti. Troveremo i miei amici e ci divertiremo. Andremo all'Ambasciatori".
La mattina seguente Claudia era nel suo studio ai cantieri quando le fu annunciata Federica.
"Sono mezza morta", esclamò Federica accasciandosi in una poltrona e sfilandosi dai piedi le decolté rosa con almeno dieci centimetri di tacco. "Però ho voluto vederti ugualmente. Stanotte parto per Berlino".
"Di già?" chiese stupita Claudia. "Allora ti tengo a colazione con me. Andremo qui vicino, in una trattoria dove si mangia del pesce eccellente".
Federica vide che Claudia era tranquilla, di quella tranquillità che viene dal benessere e dall'abitudine del comando; notò pure che le sue mani tremavano un poco nell'atto di accendere la sigaretta e che l'amica, pur avendo ancora tutti i capelli neri, sembrava assai più invecchiata di lei.
"Ieri sera sono stata all'Ambasciatori con Giacomo. C'erano tutti i suoi amici", disse ad un tratto, decisa a parlare.
"Ti sarai annoiata con quei quattro stupidi", fece distrattamente Claudia.
"Con quei quattro stupidi c'era anche tuo marito", replicò Federica lanciandogli uno sguardo severo.
"Ma non importa, mio marito è il primo a dir male dei suoi amici". Claudia premette il pulsante della luce rossa affinché nessuno entrasse a disturbarle.
"Vorrei parlarti di Giacomo e di te". Federica si morse il labbro ricoperto da un dolcissimo gloss color rosa acceso. "Vi ho trovati diversi da come vi ho lasciati. Ne sono rattristata".
"Sei rimasta una romanticona", rise sottovoce Claudia, guardandola con affettuosa simpatia.
"Sono rimasta una romantica e ne ho piacere", rispose Federica. "Le mie speranze sono intatte, ecco tutto".
"Io le mie le ho attaccate al carro della realtà". Sulle labbra di Claudia passò un lieve lampo di soddisfazione. Le sue speranze aggiogate a quel carro avevano percorso un cammino notevole.
"Tu vivi ancora nel mondo dei fantasmi, mia cara. La vita è un'altra cosa".
"Ma tu non vivi affatto", la interruppe vivamente Federica.
"Io ho costruito", rispose Claudia con pazienza.
"Hai costruito sulla sabbia. Ieri sera ho assistito a delle cose che mi hanno fatto pena, mi hanno addirittura disgustata. Ho visto Giacomo tra le braccia di cento ballerine che se lo contendevano come per gioco. E tu permetti questo, tu lavori, accumuli, costruisci, come dici, per dare a tuo marito il gusto raffinato delle tentazioni. E' questo che hai costruito? Dieci anni di lavoro ti hanno portata a questa conclusione? A fare di tuo marito un povero uomo che non sa come e dove meglio cadere? Sei tu la Claudia gelosa di Via Paradiso? Io non so veramente fin dove voglia arrivare questo povero mondo di affaristi che non si accorge di correre alla bancarotta delle illusioni".
"Sembri un medico pessimista", rise Claudia mordendo la sigaretta.
"Sono una donna che non ha rinunciato a vivere. Ma non ti accorgi che Giacomo ti sfugge? Che vivete come due estranei? Che l'amore tra di voi ha il gusto della cenere e respira nell'aria il tradimento?"
"A questo punto, siamo giunti, al tradimento. Senti, non crederò mai Giacomo capace di un atto simile", rispose Claudia tormentandosi le mani.
"E hai ragione, conosci bene tuo marito, ma ti sfugge il concetto dell'uomo, le sue esigenze, la sua continua sete d'amore. Noi donne invecchiamo su questa parola. Abbiamo bisogno di amore. Giacomo ha avuto ieri sera parole dure verso di te: e quella sua sete di divertirsi, di stordirsi nel più cretino dei modi, non è altro che la strada aperta al tradimento. Di' un po', e se avesse un'amante?"
Claudia impallidì e non rispose: Federica insistette.
"Rispondi, se Giacomo avesse una amante? Io l'ho lasciato stanotte all'Ambasciatori con molte di quei tipi di nonsofarniente che tanto piacciono agli uomini per i loro pomeriggi senza scopo. L'hai visto tu rincasando?"
"No, non era ancora rientrato" rispose Claudia smarrita: si trovava davanti alla compagna maggiore come ai tempi dei suoi primi passi nel mondo degli affari. "Ma che cosa tenti di mettermi in testa?"
Federica prese la borsa e si avvicinò alla scrivania. "Niente, ho voluto avvertirti finché sei ancora in tempo. Tuo marito è innamorato di te, innamorato, bada bene, è la parola. Rifletti adesso sulle conseguenze di certe distrazioni. Noi donne non ci rendiamo conto di tante cose. Arrivederci". Federica appariva leggera nel varcare la soglia di quel sontuoso ufficio, solo un'ombra di malinconia le velava la faccia che conservava l'espressione fanciullesca di un tempo. Claudia restò in piedi con la mano sospesa nell'aria, una mano che ricadde inerte sul tavolo ingombro di carte; il raggio di sole che vi passava sopra faceva brillare la splendida fede nuziale.
"Eppure non l'ho tradito". Questo pensiero le passò rapido nella mente e vi lasciò come una nebbia chiara dentro la quale rivide Giacomo, il Giacomo di Via Paradiso, col grembiule civettuolo e l'aria affannata intorno al fornello. Senza rendersi conto di quello che facesse formò il numero di casa. Rispose Roberto per dirle che il signore dormiva. "Portagli l'apparecchio", ordinò Claudia. Furono istanti indicibili quelli che trascorsero per lei nell'attesa della voce cara. "Sono io, Claudia. Ma sì. sono io ti dico. Voglio, senti... faccio colazione in casa, sì alzati, mangiamo insieme. No, non scherzo. Preparati, tesoro, vengo subito, sì, subito, adesso..."
Rincasò sicura di sorprendere Giacomo nel letto: percorrendo le stanze ebbe modo di accorgersi che il suo cuore batteva in affanno come nei giorni felici di Via Paradiso. L'amore non era morto in lei e ora si destava dall'assopimento più forte che mai, pieno di palpiti, di pensieri, di tenerezze. "Giacomo, un'amante?" La coscienza le diceva che egli avrebbe avuto ben diritto di vuotare i suoi tesori in un cuore meno distratto del suo, tuttavia...
Il letto era già stato rifatto e dalla finestra entrava con l'aria primaverile il caldo sole del mattino.
"Dov'è Giacomo?" chiese Claudia a Roberto, che comparve sull'uscio. "E' uscito?" soggiunse improvvisamente sgomenta. "Non so, mi par d'averlo sentito in cucina" rispose Roberto, sorpreso da tante novità. Claudia guizzò via. "In cucina?" rifletté. "Che c'è andato a fare, in cucina?"
"...e la panna, ma ti raccomando, freschissima" strillava Giacomo correndo dai fornelli alla tavola e di qui alla porta del frigorifero, in affanno. "Signore", piagnucolò la voce della cuoca, "lasciate fare a me, ci penso io, vedrete che vi accontenterò".
Giacomo non rispose, levato il frullino dalla terrina, sorrise dell'opera sua; poi con mano esperta rimise in moto il frullauova.
Claudia gli giunse alle spalle. "Ah", ella strillò, "mi hai fatto paura".
Davanti alla cuoca sbalordita ella lo baciò, quindi rispose: "Anche tu, anche tu".
E finirono insieme di fare la torta di ribes.
Ita Baraldi
giovedì 26 settembre 2013
venerdì 24 maggio 2013
I bei tessuti e le belle mode
I motivi dei tessuti stampati anziché dimuire d'interesse e di novità, si fanno a ogni nuova stagione sempre più variati, sempre più originali e la donna li ama, poiché divertono l'occhio senza stancarlo e danno piacevoli sensazioni estetiche. Ogni linea è con essi possibile, si addicono a tutte le età, con le loro diverse colorazioni e i loro molteplici motivi.
Lo stampato non soltanto forma il più grazioso vestito, ma può servire per elegante guarnizione, prestandosi come fodera; vi è inoltre la possibilità di rinnovare l'aspetto d'un abitino tutt'ora in buono stato dell'anno precedente, usando quegli accorgimenti che la confezione moderna permette. Effetti di colore, gusto per la linea, freschezza di particolari. Fare un bolera di una giacca, un "due pezzi" con una principessa, portandoli con pezzi diversi, arricchirli di nuovi indumenti uniti, spezzettarli, fino a fare una cintura, una cravatta, un fiore. Il miglior modo per mascherare i disegni noti, è la pieghettatura; e giacché siamo in argomento, diremo che è proprio la pieghettatura che decide del grado di eleganze di ogni abito stampato. L'increspatura sottolinea il corpo nei vestiti da sera, dà moviomenti con teli staccati o pannelli a quelli del pomeriggio. E sono i piegono e le pieghe poiatte che porteremo col genere sport, mattina, spiaggia, campagna.
Sappioamo che la moda esige oggi la gonna larga: si può ottenere questo effetto con innesti modellati o pieghettati, o con qualche altro artificio che, allargando la gonna in basso, le die la forma svasata di prammatica. La vita è stretta e cioè volutamente snella; si può arrivare a questo, mettendo, ad esempio, al posto della cintura sezioni a sghembo, o facendo magari a sghembo l'intero corpetto, modellandolo solo ai lati, a punta in giù, rimborsato. Oppure si ricopre il corpetto aderente con un casacchino dritto.
Abbiamo detto che gli stampati servono anche come fodere: infatti nulla di più grazioso d'una redingotta, di una casacca o di un bolero con questo motivo vivace nella parte interna, come già si usava qualche anno fa. Coll'avanzare della stagione, quando la principessa dominerà incontrata, basterà un bolero o una lieve giaccia o una casacca di tessuto più leggero a vestire la persona.
Per il pomeriggio le tinte si sceglieranno più ricercate, i motivi più originali: le casacche sono di faglia o di taffetà. Le redingotte di seta chiara hanno bella linea e sono anch'esse di stampato uguale, ma velate. Il disegno minuto, chiazzato e sfumato come all'acquarello è sempre distinto; a prima vista non si distinguono quasi i motivi, ma osservando meglio ecco apparire una serie di ochette nere e di ochette bianche, penne, un tratto di muro di mattoni coperto di edera; la fantasia non manca agli stilisti.
Gli stampati per sera sono invece a sezioni, a bordi, a fasce altissime di fiori che campeggiano su fondo unito. Spesso gli stilisti li impiegano in senso verticale e la striscia fiorita si limita così ad occupare una zona soltanto del vestito: davanti, dietro, su un fianco. Anche i piccoli particolari hanno il loro interesse: così volendo variare il tema dei brillanti sulla bottoniera di un abito a giacca, si potrà sostituire il mazzetto delle margherite, o delle roselline. Una cintura potrà essere ricamata a colori vivaci. Le borchiette predominano.
I guanti si son visti finora corti e chiusi da un bottone, di pelle lucida , nei colori grigio-perla, giallini, rossicci- Più avanti li vedremo un po' lunghi sul polso e di tessuti diversi. La rete e il merletto godono maggior favore. Quanto ai colori, il guanto deve armonizzare con l'abito, o avere la stessa intonazione, una più in chiaro; oppure essere di colore contrastante: marrone con grigio; nero con grigio o azzurro chiaro o rosa.
Queste le novità, in linea di massima, ma siamo ormai alla metà di maggio e ma le prossime principali voghe estive potrebbero ancora riservare nuove sorprese.
Lo stampato non soltanto forma il più grazioso vestito, ma può servire per elegante guarnizione, prestandosi come fodera; vi è inoltre la possibilità di rinnovare l'aspetto d'un abitino tutt'ora in buono stato dell'anno precedente, usando quegli accorgimenti che la confezione moderna permette. Effetti di colore, gusto per la linea, freschezza di particolari. Fare un bolera di una giacca, un "due pezzi" con una principessa, portandoli con pezzi diversi, arricchirli di nuovi indumenti uniti, spezzettarli, fino a fare una cintura, una cravatta, un fiore. Il miglior modo per mascherare i disegni noti, è la pieghettatura; e giacché siamo in argomento, diremo che è proprio la pieghettatura che decide del grado di eleganze di ogni abito stampato. L'increspatura sottolinea il corpo nei vestiti da sera, dà moviomenti con teli staccati o pannelli a quelli del pomeriggio. E sono i piegono e le pieghe poiatte che porteremo col genere sport, mattina, spiaggia, campagna.
Sappioamo che la moda esige oggi la gonna larga: si può ottenere questo effetto con innesti modellati o pieghettati, o con qualche altro artificio che, allargando la gonna in basso, le die la forma svasata di prammatica. La vita è stretta e cioè volutamente snella; si può arrivare a questo, mettendo, ad esempio, al posto della cintura sezioni a sghembo, o facendo magari a sghembo l'intero corpetto, modellandolo solo ai lati, a punta in giù, rimborsato. Oppure si ricopre il corpetto aderente con un casacchino dritto.
Abbiamo detto che gli stampati servono anche come fodere: infatti nulla di più grazioso d'una redingotta, di una casacca o di un bolero con questo motivo vivace nella parte interna, come già si usava qualche anno fa. Coll'avanzare della stagione, quando la principessa dominerà incontrata, basterà un bolero o una lieve giaccia o una casacca di tessuto più leggero a vestire la persona.
Per il pomeriggio le tinte si sceglieranno più ricercate, i motivi più originali: le casacche sono di faglia o di taffetà. Le redingotte di seta chiara hanno bella linea e sono anch'esse di stampato uguale, ma velate. Il disegno minuto, chiazzato e sfumato come all'acquarello è sempre distinto; a prima vista non si distinguono quasi i motivi, ma osservando meglio ecco apparire una serie di ochette nere e di ochette bianche, penne, un tratto di muro di mattoni coperto di edera; la fantasia non manca agli stilisti.
Gli stampati per sera sono invece a sezioni, a bordi, a fasce altissime di fiori che campeggiano su fondo unito. Spesso gli stilisti li impiegano in senso verticale e la striscia fiorita si limita così ad occupare una zona soltanto del vestito: davanti, dietro, su un fianco. Anche i piccoli particolari hanno il loro interesse: così volendo variare il tema dei brillanti sulla bottoniera di un abito a giacca, si potrà sostituire il mazzetto delle margherite, o delle roselline. Una cintura potrà essere ricamata a colori vivaci. Le borchiette predominano.
I guanti si son visti finora corti e chiusi da un bottone, di pelle lucida , nei colori grigio-perla, giallini, rossicci- Più avanti li vedremo un po' lunghi sul polso e di tessuti diversi. La rete e il merletto godono maggior favore. Quanto ai colori, il guanto deve armonizzare con l'abito, o avere la stessa intonazione, una più in chiaro; oppure essere di colore contrastante: marrone con grigio; nero con grigio o azzurro chiaro o rosa.
Queste le novità, in linea di massima, ma siamo ormai alla metà di maggio e ma le prossime principali voghe estive potrebbero ancora riservare nuove sorprese.
venerdì 10 maggio 2013
Uno sguardo alla moda primaverile ed estiva 2013
Dopo i freddi mesi invernali, ecco finalmente la tanto attesa freschezza primaverile che ha invaso le strade, in attesa del gran sole d'estate che ci consentrà di vestire abiti leggeri e festosi, in armonia con la stagione.
Non crediate, però, che la moda non si renda conto del periodo che attraversiamo; essa sa perfettamente la serietà del momento e quindi che sarebbero fuori luogo. Ma non si può impedire al sole di risplendere, ai fiori di sbocciare... e quindi alla moda di adeguarsi al sole, ai fiori, all'azzurro del cielo, al profumo che è nell'atmosfera. Risalutiamo dunque con gioia gli abiti chiari, le tinte pastelizzate, le stoffe lievi e diafane, i modelli fluttuanti ed ariosi.
Per i costumi a giacca che ogni donna vuole avere nel proprio guardaroba e che sono così comodi e pratici, è nuovamente in gran voga il turchino in tutte le sue gradazioni, dal turchino marinaio all'azzurro, passando per tutta la gamma dell'indaco, dello zaffiro, del glauco, del cobalto, dell'ardesia fino al fiore del lino, al ceruleo; preferiti, però, questi ultimi, per gli abiti "principessa" che si indossano sotto ad un leggero soprabito di tono più scuro. Anche il nero ha sempre le sue fautrici, per i vestiti a giacca e per i soprabiti; oltre a questi due colori che diremo fondamentali, ho visto molti toni di rosso - granata, vinaccia, vermiglio - qualhe sfumatura di sabbia e molte sfumature di pastello.
Più in là, per gli abiti più estivi, porteremo i bei tessuti stampati a fiori tropicali, a figurette bizzarre (ho visto una teoria di ballerine che si inchinavano ad una platea immaginaria: graziosissimo!) e poi le immortali pastiglie, piselli, coriandoli, bolli di diverse grandezze; e ancora, fiorellini minuti disposti a ghirlandine, a mazzetti, e strisce equidistanti con un effetto di righe variopinte.
Una grande voga trovano ancora una volta i tessuti di maglia, specialmente per certi modelli drappeggiati veramente incantevoli.
Ed eccomi a parlare delle fogge. La parola d'ordine, anche in questa stagione, è "semplicità". Ma se la semplicità - anzi l'austerità - è di rigore nei vestiti a giacca, quelli più leggeri possono permettersi qualche fantasia, senza - naturalmente - cadere nell'eccentricità, la quale sarebbe, oggi, di pessimo gusto. Il vestito da sera propriamente detto è quasi scomparso dalle collezioni di quest'anno. Si fa qualche vestito lungo soltanto per cerimonie speciali (nozze o inviti di grande importanza): altrimenti si portano degli abiti da pomeriggio più eleganti, più raffinati, più preziosi; ma pur sempre abiti corti. Fra i pochi abiti unghi ho notato un modello squisitamente elegante di laminato oro vecchio: gonna leggermente ampieggiante, con breve strascico, e giacchettina attillata con maniche lunghe e grandi risvolti di zibellino. Questo "abito a giacca per sera" era completato da un grande manicotto di zibellino. Un altro modello assai ricco era di tulle nero, con enormi rose stampate, ritagliate e applicate nella parte inferiore della gonna. Una sola grossa rosa, intonata a quelle ritagliate, era appuntata sulla spalla.
Nei vestiti da pomeriggio elegante ho notato dei motivi di drappeggio sulla schiena - quasi un cappuccio come quelli che si portavano davanti qualchew anno fa - e qualche cintura drappeggiata a fasciare le anche, come nei costumi egiziani. Altre cinture sono a forma di bustino molto alto, che stringe i fianchi e la vita.
Un grazioso movimento di drappeggio si trova sovente anche all'altezza della vita: sono camicette blusanti o rimborsate, che spesso nascondono interamente la cintura.
Le gonne si sono allungate, ma non quanto si prevedeva in principio di stagione: si tratta di un paio di centimetri, non di più!
Molti stilisti insistono nel volere le spalle ricadenti; altri invece hanno ancora presentato le spalle quadrate, gioia delle donne che hanno gli omeri non perfettamente scultorei. Moltissimi modelli hanno una piccola scollatura, generalmente quadrata.
Non crediate, però, che la moda non si renda conto del periodo che attraversiamo; essa sa perfettamente la serietà del momento e quindi che sarebbero fuori luogo. Ma non si può impedire al sole di risplendere, ai fiori di sbocciare... e quindi alla moda di adeguarsi al sole, ai fiori, all'azzurro del cielo, al profumo che è nell'atmosfera. Risalutiamo dunque con gioia gli abiti chiari, le tinte pastelizzate, le stoffe lievi e diafane, i modelli fluttuanti ed ariosi.
Per i costumi a giacca che ogni donna vuole avere nel proprio guardaroba e che sono così comodi e pratici, è nuovamente in gran voga il turchino in tutte le sue gradazioni, dal turchino marinaio all'azzurro, passando per tutta la gamma dell'indaco, dello zaffiro, del glauco, del cobalto, dell'ardesia fino al fiore del lino, al ceruleo; preferiti, però, questi ultimi, per gli abiti "principessa" che si indossano sotto ad un leggero soprabito di tono più scuro. Anche il nero ha sempre le sue fautrici, per i vestiti a giacca e per i soprabiti; oltre a questi due colori che diremo fondamentali, ho visto molti toni di rosso - granata, vinaccia, vermiglio - qualhe sfumatura di sabbia e molte sfumature di pastello.
Più in là, per gli abiti più estivi, porteremo i bei tessuti stampati a fiori tropicali, a figurette bizzarre (ho visto una teoria di ballerine che si inchinavano ad una platea immaginaria: graziosissimo!) e poi le immortali pastiglie, piselli, coriandoli, bolli di diverse grandezze; e ancora, fiorellini minuti disposti a ghirlandine, a mazzetti, e strisce equidistanti con un effetto di righe variopinte.
Una grande voga trovano ancora una volta i tessuti di maglia, specialmente per certi modelli drappeggiati veramente incantevoli.
Ed eccomi a parlare delle fogge. La parola d'ordine, anche in questa stagione, è "semplicità". Ma se la semplicità - anzi l'austerità - è di rigore nei vestiti a giacca, quelli più leggeri possono permettersi qualche fantasia, senza - naturalmente - cadere nell'eccentricità, la quale sarebbe, oggi, di pessimo gusto. Il vestito da sera propriamente detto è quasi scomparso dalle collezioni di quest'anno. Si fa qualche vestito lungo soltanto per cerimonie speciali (nozze o inviti di grande importanza): altrimenti si portano degli abiti da pomeriggio più eleganti, più raffinati, più preziosi; ma pur sempre abiti corti. Fra i pochi abiti unghi ho notato un modello squisitamente elegante di laminato oro vecchio: gonna leggermente ampieggiante, con breve strascico, e giacchettina attillata con maniche lunghe e grandi risvolti di zibellino. Questo "abito a giacca per sera" era completato da un grande manicotto di zibellino. Un altro modello assai ricco era di tulle nero, con enormi rose stampate, ritagliate e applicate nella parte inferiore della gonna. Una sola grossa rosa, intonata a quelle ritagliate, era appuntata sulla spalla.
Nei vestiti da pomeriggio elegante ho notato dei motivi di drappeggio sulla schiena - quasi un cappuccio come quelli che si portavano davanti qualchew anno fa - e qualche cintura drappeggiata a fasciare le anche, come nei costumi egiziani. Altre cinture sono a forma di bustino molto alto, che stringe i fianchi e la vita.
Un grazioso movimento di drappeggio si trova sovente anche all'altezza della vita: sono camicette blusanti o rimborsate, che spesso nascondono interamente la cintura.
Le gonne si sono allungate, ma non quanto si prevedeva in principio di stagione: si tratta di un paio di centimetri, non di più!
Molti stilisti insistono nel volere le spalle ricadenti; altri invece hanno ancora presentato le spalle quadrate, gioia delle donne che hanno gli omeri non perfettamente scultorei. Moltissimi modelli hanno una piccola scollatura, generalmente quadrata.
martedì 12 marzo 2013
Al telefono
C'è, naturalmente, un galateo del telefono (fisso, telefonino, smartphone che sia) che serve per tutti. E c'è un galateo del telefono che serve particolarmente a due che sono legati da un affetto. Il galateo che serve per tutti consiste di poche regole che ognuno di noi conosce. L'altro, più sottile e difficile, ha molte regole che forse non tutti sappiamo.
Per esempio: non chiamate lui al telefono quando avete il dubbio che egli si possa trovare in condizioni di non potervi parlare liberamente. Le vostre domande di ordine sentimentale, i vostri discorsi, lo mettono in imbarazzo. Egli non può rispondere come vorrebbe ed è costretto a tergiversare per non far capire alle persone che eventualmente sono con lui la natura di quella conversazione. Tanto meno gli telefonerete per risolvere qualche questione importante del vostro affetto. Le questioni importanti, specialmente se di carattere tanto delicato come quasi tutte quelle che riguardano il vostro affetto non vanno trattate per telefono, smartphone o computer. Mai. Vanno trattate di persona.
E non telefonategli neppure "metodicamente", cioè tutti i giorni alle stesse ore. Per un po' di giorni avrete qualche cosa da dirvi. Per un po' di giorni potrà essere piacevole per lui ascoltare la vostra voce al telefono. Ma poi? L'abitudine toglierà ogni sapore a quel gesto che aveva al principio tanto significato. Egli non saprà che cosa dirvi, e il non saperlo lo irriterà e finirà per aspettare con animo non troppo accogliente l'ora della vostra telefonata.
Evitate le discussioni anche minime al cellulare. Non compiacetevi di dire di no quand'egli dice sì, o viceversa. Fate in modo che, in quei pochi secondi di conversazione telefonica, non sorgano contrasti. Se sorgono, appianateli subito dicendogli: "Sì, è vero, hai ragione: parliamone stasera". E la sera, a voce, avrete il tempo di spiegarvi e di far capire le vostre ragioni, di ascoltare le sue e di decidere in conseguenza. Ma al telefonino, senza potervi vedere, senza poter leggere nell'espressione del volto, col tempo contato, una discussione ha novanta probabilità su cento di diventare un bisticcio, una lite. Evitatele.
Se egli vi telefona e voi non siete libere di parlargli come credete, non insistete in un lungo e misterioso giro di parole dalle quali egli non capisce niente, ma in compenso, capiscono molto bene le persone che vi sono vicine mentre telefonate. Ditegli semplicemente: "A domani". E salutatelo. L'aria di mistero serve solo a far credere agli altri altri che avete qualche cosa da nascondere, ma non a spiegare a lui ciò che volete dire.
Sappiate resistere alla tentazione di parlargli pensando che non sarà al telefono, che avrete la possibilità di farlo ritornare a voi, ma solo parlandogli a voce, solo dicendogli, con la voce, ma anche con lo sguardo e con tutta l'espressione del vostro volto, quanto soffrire stando lontane da lui.
Mademoiselle
venerdì 25 gennaio 2013
2013...
E' inevitabile, agli inizi di un nuovo anno, fermarsi un po' a riflettere e a pensare sui 12 mesi che ci si è appena lasciati alle spalle: e alle volte il sentimento ti prende, ti prende immensamente...
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