venerdì 9 dicembre 2011

Tanto di cappello

Idee per la testa. Per nascondersi come una star. Oppure per farsi notare. A volte fin troppo.

Le star li usano da sempre per uscire "in incognito", poiché il viso con un berrettino e un paio di grandi occhiali scuri quasi scompare. Quest'anno però sarà anche il compagno dell'inverno delle donne comuni, con l'obiettivo opposto: farsi notare. Perché quest'accessorio così particolare ed elegante (un tempo una donna "chic" non usciva mai di casa senza cappello) ha una doppia anima. Da un lato può coprire e nascondere i lineamenti del volto, complice di un rassicurante anonimato, dall'altro, invece, attira l'attenzione, specialmente quando è stravagante, grande e/o colorato.

Bello e raffinato quando è scelto bene, il cappello non è però sempre facilissimo da portare. Per la nuova stagione gli stilisti lo hanno proposto in moltissime versioni, molto più di quanto sia successo negli ultimi anni. Berretti, cloche, cappelli da uomo, perfino tube e copricapo da aviatore. Sulle eteree modelle delle sfilate si è visto di tutto. Ad ognuna il compito di scegliere la cornice giusta per sé: un cappello che inevitabilmente diventerà protagonista, anche eccentrico, ma che valorizzi, senza essere troppo ingombrante.

Sport, da diva, shock? Quel che è certo è che quest'anno vi è piena licenza di giocare con i cappelli. I modelli più recenti sembrano pensati per viaggiare con la fantasia nel tempo e nello spazio. Ecco perché si può scegliere un berrettino sportivo, molto contemporaneo e poco impegnativo ma anche una tuba, importante e decisamente "shock", che fa pensare al Dracula di Francis Ford Coppola. I Borsalino maschili più di moda sembrano rubati al guardaroba delle dive (e dei divi) degli anni '40 e lanciano una sfida sottile: essere femminilissime e nello stesso tempo androgine. Quelli più grandi devono essere scelti solo se non sfalsano le proporzioni della figura con un curioso effetto "fungo". I più strani, da contadinella, in lana, da cowboy, a tesa larghissima, si abbinano a look altrettanto particolari: su un abbigliamento più "normale" il contrasto diventa stridente.

Il più amato in questo momento è senza dubbio il cappello da umo tipo Borsalino, in panno e in colori austeri beige, marrone, nero. Per contrasto sta bene a chi ha un viso dolce, delicato. Per chi ha lineamenti più marcati e decisi è maggiormente adatta la cloche o il berrettino di lana, morbido sulla testa. Anche le coppole e i berretti da monella sono riservati a visi piccoli e giovani. Quelli da tennista con visiera che spesso sfoggiano le starlette televisive stanno bene solo con un look davvero semplice e sportivo.


Simonetta

lunedì 28 novembre 2011

Le prime rughe

Cosmetici per giovani donne.
Quando non è ancora il momento per un prodotto anti-età,
ma il trattamento basic non basta più.

Anche la pelle giovane ha bisogno di prodotti specifici di trattamento, mirati per le sue esigenze: idratare, annullare l'effetto nocivo dei radicali liberi e rigenerare. Tutto questo in cosmetici adeguati alla ricettività della pelle a partire dai 25 anni, da utilizzare però con la stessa costanza e serietà di chi, invece di prevenire, deve correggere. Il passaggio dalla prevenzione alla correzione può essere in questo modo posticipato e così anche la comparsa dei segni sulla pelle e della perdita di tono.

L'operazione di pulizia è il primo passo verso un'efficace prevenzione dei segni del tempo. Libera da impurità e libera di respirare, la pelle si rinnova più facilmente, produce tutto ciò che le serve per mantenersi soda, turgida e senza rughe. La mattina la detersione serve per rimuovere il sebo che si forma naturalmente la notte, La sera è necessario rimuovere il trucco oppure lo smog e tutto ciò che si è accumulato durante la giornata. Più si mantiene pulita la pelle, migliore è il suo equilibrio. I prodotti specifici sono molto delicati, capaci di adempiere al loro compito senza disidratare. Possono essere utilizzati con ogni tipo di pelle.

Periodicamente è necessario trattare la pelle con un prodotto capace di stimolare il rinnovamento cellulare. L'obiettivo è rimuovere le cellule morte dallo strato corneo: la pelle più fresca e levigata è più ricettiva nei confronti dei prodotti applicati subito dopo. In più, l'epidermide, stimolata e aiutata a rinnovarsi, conserva più a lungo la sua energia e la freschezza.

L'esfoliazione, che può essere chimica (con un prodotto che favorisce il distacco delle cellule morte grazie alla presenza di acidi delicati) o meccanica (eseguita con emulsioni o gel ce contengono piccoli granuli che massaggiati sulla pelle portano via cellule morte e impurità) deve essere eseguita una volta alla settimana dopo la detersione, la mattina o la sera. Se la pelle è particolarmente incline ad accumulare impurità può essere effettuata anche due volte alla settimana. La scelta tra l'esfoliante di un tipo o di un altro va a gusto, soprattutto se la propria pelle è normale.

Oggi ci sono cosmetici studiati proprio per le esigenze delle pelli alle prese con l'importante fase di prevenzione oppure per contrastare efficacemente le prime rughe e i primi segni di perdita dell'elasticità.
Questi prodotti, con i loro principi attivi studiati per le esigenze delle giovani donne, mantengono la pelle energica e vitale, fresca e compatta, fanno sì che gli strati cutanei anche più profondi ricevano la giusta dose di idratazione e la conservino, costituiscono una valida protezione contro i radicali liberi e lo smog. Dalle texture leggere, oppure in gel per meglio adattarsi alle pelli grasse, sono piacevoli da applicare e diventano presto un gesto gradevole, di rispetto per il proprio corpo.
Il trattamento quotidiano deve prevedere anche un prodotto per il contorno occhi capace di prevenire occhiaie, borse e piccole rughe. La crema e il contorno occhi devono essere applicati mattina e sera, dopo la detersione ed eventualmente l'esfoliazione o il siero antiossidante.

Per una pulizia extra del viso, Collistar propone Gel Esfoliante Multivitaminico, uno scrub appositamente studiato per le pelle giovani normali e secche. Da usare una o due volte alla settimana (profumeria, 23€). Per rinnovare e illuminare la pelle in cinque minuti c'è Turnaroud Instant Facial maschera di Clinique.Un prodotto capace di promuovere un'esfoliazione chimica e fisica. Da usare due o tre volte alla settimana (profumeria, 56€).

All'avanguardia, per mantenere la pelle giovane più a lungo possibile, è il Sistema di Cura per la Pelle in 3 Fasi di Clinique. Un trattamento quotidiano da usare mattina e sera con tre semplici gesti: pulizia, esfoliazione e idratazione. Per ciascuna di queste fasi Clinique propone più di una soluzione per poter personalizzare il programma il più possibile: così un tris di prodotti sarà diverso da persona a persona e può cambiare anche per la stessa persona da stagione a stagione. Uno speciale computer nelle profumerie concessionarie Clinique aiuterà nella scelta dei prodotti della famiglia "3 Fasi" (profumeria, a partire da 17€).

Un capitolo particolare per la prevenzione dell'invecchiamento cutaneo deve essere dedicato ai prodotti antiossidanti. Spesso in sieri concentrati, hanno un'elevata efficacia soprattutto nel prevenire e contrastare i danni dovuti a fattori esterni come raggi UV, inquinamento, stress e fumo.
Il plus, ideale per prevenire l'invecchiamento della pelle, è una rivoluzionaria combinazione di antiossidanti: il siero C E Ferulic di SkinCeuticals raddoppia le difese antiossidanti naturali della pelle contro i danni ambientali. L'uso costante del siero è fondamentale anche per le giovani donne, per la prevenzione della comparsa dei segni dell'invecchiamento crono e foto-indotto (rughe e rughette, colorito non omogeneo, rilassamento cutaneo) e per la riduzione di segni già visibili.
In più stimola la sintesi di collagene a favore di una maggiore compattezza della pelle. Si applica tutti i giorni dopo la detersione e prima della crema da giorno (farmacia e Medi Spa, 135€). Per Natale, SkinCeuticals per la campagna "Prevent the future, correct the past" ha creato un cofanetto che contiene tre prodotti (il detergente Gentle Cleanser, il rinnovatore idratante Retexturing Activator e C E Ferulic) al prezzo vantaggioso di 207€.

Per giocare d'anticipo sulle rughe e sugli altri segni del tempo Collistar ha messo a punto un programma completo: Speciale Prime Rughe. Tre i principi attivi protagonisti del trattamento: l'Oligopeptide 20, antirughe e stimolatore di energia, Estratto di Litchis dalle proprietà protettive, rigeneranti e illuminanti e il Trealosio che salvaguarda integrità cellulare cutanea e assicurare un'intensa idratazione.
La linea completa contiene una Mousse Detergente Illuminante, la crema giorno Energia+Luminosità e il Siero-gel Contorno Occhi anti-borse e anti-occhiaie (profumeria, speciale lancio a partire da 16€).


Simonetta

mercoledì 26 ottobre 2011

Aver sbagliato

Può darsi, ma è molto più raro di quello che si crede, che voi vi siate sbagliate. Che egli non sia - e ne avete le certissime prove - ciò che voi pensavate, ciò che voi desideravate. Può darsi che tra voi e lui un vero affetto sia impossibile perché i vostri caratteri, nonostante ogni vostra arrendevolezza, non riescono a convivere. In questo caso voi siete prese da due dubbi. Il dubbio di non aver la forza di liberarsi di questo errore, di tagliar corto ad un incontro sbagliato. E il dubbio di sbagliare ancora, cioè, di credere di sbagliare quando forse - sperate - è ancora possibile un'unione, un'accordo, una scappatoia.

Riflettete un momento. Non lasciatevi prendere la mano né dagli entusiasmi, né dalle depressioni momentanee. Un momento egli vi appare talmente lontano, che voi siete certe di aver sbagliato, siete certe che non è lui l'uomo che attendevate. Ma un altro momento, per un sorriso, per una frase buona, voi tornate a sperare, a credere in lui. Fatevi forza, e nonostante i vostri sentimenti, osservatelo obiettivamente, freddamente, cercate di capirlo bene, al di là della frase buona o della frase cattiva, perché da questo esame dipende la vostra ed anche la sua serenità. Vi auguriamo che questo esame vi porti a concludere che non vi eravate sbagliate e che solo una serie di passeggeri malintesi vi hanno fatto credere che egli non fosse per voi. Ma se sfortunatamente doveste concludere di no, che egli non è fatto veramente per voi, allora non abbiate più dubbi, e agite.

Agite naturalmente con delicatezza, ma anche con ferma volontà di troncare le cose. Qualunque infingimento, qualunque debolezza, sono dannosi a voi e a lui. Siate chiara e sincera: spiegategli apertamente ciò che pensate e la necessità di lasciarvi. Non v'è bisogno di drammatizzare, perché si tratta di un discorso che più sarà naturale, più sarà convincente. Se egli non si convince subito, se egli tende ad irritarsi, a credere che voi non siate sincera, che possiate avere un altro affetto, non discutete con lui, lasciate pure per il momento cadere la questione, ma dimostrategli con tutto il vostro atteggiamento di essere irremovibile nella vostra decisione, pur senza offenderlo. Anzi, facendogli comprendere che siete la prima voi ad essere sinceramente addolorata dell'accaduto.

Può darsi invece che egli accetti subito il nuovo fatto, e vi dia ragione, ma poi, con preghiere, con insistenze - e questo perché preso di voi - voglia far continuare una relazione che non ha nessun motivo di esistere perché non è legata da vero affetto. Non dovete cedere alle sue insistenze, alle sue preghiere: se egli non è per voi, non è per voi neppure se vi dimostra un attaccamento del resto abbastanza discutibile. Siate forte. Non c'è cosa peggiore che trascinare per debolezza o per pietà una relazione che non ha le sue basi sul bene sincero.

Poi, quando siete rimasta sola, dovete ricostruirvi il vostro avvenire, con più prudenza, per non sbagliare un'altra volta. Certo, è facile dire queste parole; è meno facile realizzarle. Specialmente quando si è già un po' abbattute per la delusione che ci ha colpito, non abbiamo troppa voglia di riprendere subito la nostra vita che questo fatto ha interrotto. Ma invece, è proprio così che bisogna fare: anche se costa uno sforzo, anche se al principio il compito ci sembra troppo gravoso. Poi la vita riprenderà e vi aiuterà ad incontrare il vostro vero compagno.


Mademoiselle

martedì 27 settembre 2011

Parlando di cinema: come dicono "ti amo"

La cosa più importante per un'attore e per un'attrice è saper dire convenientemente la fatidica frase: "Ti amo" senza aver l'aria di una tinca asmatica. Alla fine o al principio di un film, non c'è santi, bisogna dirlo, e qui vi voglio. L'artista si riconosce proprio da questa frase che è per l'attore come il Teorema di Pitagora per lo studente di terza ginnasiale. Però una volta imparato non si dimentica più. La regina, anzi quasi l'inventrice di questa parola, fu Lida Borelli: si scioglieva i capelli, i quali avevano il secondo fine di scopare accuratamente il pavimento, si apriva in maniera preoccupante le vesti sul seno, muoveva qualche passo felino in direzione diagonale, poi sveniva tra le braccia del suo antagonista.
La gran frase era detta. Francesca Bertini aveva altri metodi. Si ammaccava gli occhi di nero cupo, inseriva all'angolo delle sue labbra piene di perfidia un bocchino lungo svariati chilometri, dilatava le narici a più riprese, e aveva un ghigno crudele prima di decidere se era il caso che morisse lei o il suo socio. Un brivido gelato percorreva la schiena di tutti gli spettatori. E il gioco era fatto. Ma, inventato il cinema sonoro, questi mezzi divennero insufficienti e bisognò sostituirli con le parole "ti amo".
Gli americani, dopo vari tentativi, trovarono migliore il sistema di spiegarsi con un esempio, e fu così inventato il bacio a lungo metraggio. De Sica provò anche lui a dire la classica frase: "Ti amo", ma tanto è semplice nella vita, quanto è complicata sullo schermo. Allora invece di dirla la cantò. Era più efficace. Dette su un ritmo di valzer o di fox, queste parole diventarono addirittura elettrizzanti.
Antonio Gandusio era specialista in dichiarazioni. Fissava la preda, si schiariva la voce, e: "Eh eh, che bella donnina, volevo dirvi, coso, che, coso, io vi, insomma, io vi amo. Eh eh". E Armando Falconi? Semplicissimo. Aveva un linguaggio cifrato, un segno convenzionale delle sopracciglia. Umberto Melnati era vittima della sua indecisione. Aspettava, tergiversava, e non arrivava mai in tempo a dirlo. Assia Noris scuoteva i riccioli, metteva il gran pavese al suo viso, imbandierandolo a festa con un sorriso smagliante che provocava il corto circuito agli occhi, i quali si incendiavano di brio. "Ti amo", diceva, o lo lasciava eloquentemente intendere. Doris Duranti aveva gli amori tristi, riflessivi. Il suo volto si incupiva, i suoi capelli si facevano più scuri, gli occhi più fondi. E... care amiche, resistete se potete ad una dichiarazione fatta a questo modo da una ragazza di quel calibro. Nazari lo diceva tra l'indaffarato e lo sportivo, come il corridore al microfono dice: "Sono contento di essere arrivato primo". Alida Valli lo diceva "alla scolaretta", Maria Denis alla "scanzonata". Isa Pola col "pathos", Macario rialzando i pomelli e le sopracciglia. Appuntava un dito al petto dell'indiziata: "Sampete cosa mi campita? Ma va là, lo sampete benissimo. Beh, si va, si va, a fare una passengiata insieme?". Ognuno a modo suo, nei romanzi d'amore offerti al pubblico. Ma per quelli privati? Sono tutti d'accordo nel raccontare che a furia di dire "ti amo" per finzione, hanno dimenticato come si fa a dirlo sul serio. Sarà vero? Essi di certo mentono.


A. M. T.

martedì 2 agosto 2011

La moda di oggi vi offre...

...per la mattina e lo sporto sempre più si affermano le camicette, di tipo maschile e classico. Spesso la spalla è tagliata nello sprone con motivi di guarnizione. Le pieghine, le applicazioni, i monogrammi rendono meno monotone queste camicette rispetto ai tristi modelli maschili. Molte camicette eleganti, di crespo leggero, di mussola, di batista, di lino, hanno una linea più complicata, sproni lavorati, che danno un aspetto più importante. Le pieghine, le arricciature, i ricami sono anche molto usati per arricchirle. Le maniche seguono la linea del braccio, oppure si arrestano al di sopra del gomito.

...dai costumi da bagno si passa a quelli da sole; pagliaccetti allegri e giovanili, calzoncini corti e camicette, oppure tute comode e pratiche. Piccole giacche con calzoni lunghi di tela, di flanella, in tinte che stacchino dalla giacca. Infinite qualità di canape, di cotone, di raion e di seta offrono il loro contributo in tutte le tinte, e in tutti i disegni, a righe a fiori, a disegni vari. Zeppe colorate e non troppo alte, comode, pratiche e rispondenti alla nuova moda completano l'abbigliamento delle villeggianti.

...la sobrietà che l'attuale momento consiglia ha reso molto familiari gli abiti per sera di cretonne a grandi fiori, bianchi o greggi su fondo ruggine, turchino o rosso. Talvolta il cretonne usuale lascia il posto al cretonne cerato, la cui lucentezza dà ricchezza e risalto alla bella linea del vestito. Di questo tessuto possono essere anche le graziose redingotte da mettere su abiti bianchi o in tinta unita, solo che il disegno sarà minuto e le tinte vivaci.

...per le vacanze montanare, l'abito a giacca in tinta neutra ha incontrastato successo: le giacche di lana che già si son viste in città sul finire della primavera hanno un primato che nessun altro tipo di giacca può vantare, e rappresentano il migliore ornamento di un corredo montanaro. Esse si appoggiano più che mai sulle tinte, o meglio sulle sfumature e sui contrasti di colore. Qualche ricamo e qualche bordo le rendono ancora più graziose.

...la moda per la campagna è sempre quella che ormai ha assunto il nome di "moda paesana": gonne arricciate, gonne a pieghe, gonne svasate, corpetti attillati, manichine rigonfie, boleri semplicissimi, cappelloni di paglia fiorentina o di leggero tessuto bianco con qualche fiore, sandaletti che hanno più degli zoccoli che del sandalo. A questi abiti freschi si aggiungono gli abiti sportivi di tela, le camicette di batista, le gonne-pantalone, gli shorts e i bei fazzoletti da girare attorno al capo.

...le giovani signore e le ragazze che trascorrono questi mesi in campagna, possono utilmente impiegare il loro tempo in occupazioni di giardinaggio; e la moda offre loro gli ingenui quanto pratici e tanto civettuoli grembiuli, composti con lo stesso spirito dei tempi passati; a fiori su abito in tinta unita, uniti e dentellati e ornati, con decorazioni di trine di cotone all'uncinetto. E ovunque, nei grembiuli così come negli abiti, tasche d'ogni forma e dimensione.


Simonetta

lunedì 1 agosto 2011

I tessuti e le linee dell'estate 2011

Sete pesanti o lievi come diafane nuvolette o stoffe di raion o di fiocco morbide e lucenti, in una varietà di colori e di disegni infinita: questo il materiale che i marchi, grandi e piccoli, propongono per i nostri abiti estivi. Abbiamo assistito a numerose sfilate di collezioni e il nostro cuore si è rallegrato nel constatare la bellezza dei prodotti tessili, sia come qualità, sia come gusto.

Una fioritura di corolle di tutte le forme, di tutte le tinte, dalle più piccoline, riproducenti i modesti fiorellini dei prati, o le primule o i nontiscordardimé, ad enormi mazzi di fiori fantasiosi e paradossali; tutto ciò che la genialità di un disegnatore e il buon gusto di un fabbricante può escogitare ci è apparso; ed abbiamo applaudito ed ammirato con gioia. Le gabardine, i picchè, le tele unite (di lino, di cotone, di raion) formano i bei costumi a giacca pratici ed eleganti; ne abbiamo visti alcuni singolarmente graziosi, in tessuto bianco, sul quale una nota viva era data dalla camicetta o dalla cravatta. Oppure, una delle formule amate in questa estate 2011, è quella della gonna unita - di un colore di pastello oppure grigia o color legno di rosa - con giacchetta a quadrettini minuscoli nei quali domina il colore della gonna stessa. Siccome la moda vuole la vita sottile, è necessario che delle pieghine interne accostino con molta perizia i quadretti (specialmente quando non sono tanto piccoli, poiché anche la quadrettatura piuttosto grande è di moda) in modo da assottigliare la linea della cintola. Lo stesso sia detto per le stoffe a righe che molte collezioni prediligono.

Un altro tipo di costume particolarmente armonioso è quello formato da una gonna di colore pastello - lavanda, campanula, mostarda, alabastro, confetto, aurora - con una giacchetta di tonalità alquanto più chiara, ma sempre nella stessa gamma. Una cravattina nera o turchino marinaio, una borsa in tinta accesa formeranno un contrasto assai piacevole su questo insieme dolce, giovane e soave. La camicetta sotto questi vestiti dev'essere anch'essa molto chiara.
Alcuni stilisti amano proporre la camicetta della stessa tinta dell'abito; ma generalmente noi donne preferiamo che la camicetta sia diversa; sia perché una tinta che stacchi completamente darà un tocco molto più carino all'insieme, sia perché la possibilità di variare permetterà - quando si toglie la giacca - di dare al vestito un aspetto differente e di mutarlo secondo le ore della giornata. La camicetta semplice, del tipo quasi da uomo, sarà adatta per la mattina, mentre una camicetta arricchita di tramezzi, gale, piegoline, nervature, sarà più elegante e si potrà portare se si è invitate a colazione o per qualche visita nelle prime ore del pomeriggio.

La linea vuole ancora le spalle quadrate ma senza esagerazione, e la vita stretta; per le gonne vi sono due tendenze principali: quella della gonna svasata e quella della "silhouette ad ombrello". Pare che questa seconda sia per ora soltanto un accenno a quella che sarà la moda autunnale; durante l'estate si preferiranno ancora gli abiti larghi in basso che danno un senso di maggior freschezza e di femminile libertà. Anche negli abiti da sera le due tendenze combattono; ma si può senz'altro profetizzare che l'abito ampio risulterà vittorioso, poiché i tessuti estivi - crespi, tulli, organza, mussoline - mal si adattano ad una linea striminzita.
Una vera e propria novità nella linea degli abiti estivi è data dai corpetti e dalle camicette blusanti ispirate a quelle che si usavano negli anni '20. Tale linea non è ancora generalizzata, ma vogliamo segnalarla subito ai nostri lettori, appunto per la sua novità assoluta. Nei vestiti in cui più si accentua questo movimento, la vita è segnata un pochino più in basso e la cintura è piuttosto piccola, cosicché la stoffa, rimborsandovi sopra, la nasconde quasi completamente.
I soprabiti che porteremo in qualche giornata improvvisamente fresca o per un viaggio in montagna saranno morbidi e fluttuanti, di lana - o di fiocco tipo lana - della stessa tinta dell'abito o di tono completamente opposto. Sono tutti guarniti da tasche enormi; qualche volta hanno la martingala, ma più spesso ricadono scampanati, senza cintura.

Concludendo: la scelta è varia; tocca a noi saper vagliare e discernere quello che è più adatto al nostro tipo di corpo e alle nostre necessità. Ma sappiate sempre disporre colori e fogge in modo personale per avere un insieme armonioso ma che non sia identico a quello di tutti i vostri amici. Studiate per apparire semplici; selezionate ogni particolare con la più grande raffinatezza, ma fate in modo che di questo non ci si accorga; ricordate che la vera eleganza è sempre data dalla sobrietà, specialmente in un'epoca qual è questa in cui viviamo!


Dada

giovedì 28 luglio 2011

Quanto cibo sprecato!

Buttiamo tonnellate di alimenti, ma potremmo evitarlo.
Con qualche buona abitudine.

Ieri buttare via il cibo era uno scandalo, oggi è un'abitudine. In Italia ogni anno finiscono nella monnezza 20 milioni di tonnellate di alimenti, quantità che potrebbe sfamare 44 milioni di persone (l'intera Spagna, i tre quarti della nostra popolazione). Non siamo nati spreconi, lo siamo diventati. Dal 1974 ad oggi i rifiuti alimentari sono aumentati del 50%.
Dal momento in cui nascono, i cibi fanno molta strada prima di arrivare nei nostri frigoriferi ed è fisiologico che lungo questo percorso qualcosa venga perduto: pensiamo per esempio agli ortaggi che si deteriorano. Tuttavia, buona parte degli sprechi può essere evitata, anche da noi. Secondo i dati dell'Associazione ADOC - associazione nazionale per la difesa e l'orientamento dei consumatori - nel 2009 le famiglie italiane hanno buttato nella pattumiera il 17% dei prodotti ortofrutticoli, il 19% del pane e addirittura il 39% dei cibi freschi di derivazione animale (latte, uova, carne e formaggini).
Tradotti in denaro, i nostri sprechi equivalgono a 515€ all'anno, cifra che può essere risparmiata, con grande vantaggio anche per l'ambiente: per smaltire i rifiuti alimentari s'immettono nell'atmosfera grandi quantità di anidride carbonica, con notevoli ripercussioni sull'aria che respiriamo. Si butta via perché si acquista più del necessario (nel 36% dei casi), perché ci si fa irretire dalle offerte (24%), e nel 25% dei casi perché i prodotti sono scaduti. Tutte situazioni che possono essere evitate, cambiando un po' le nostre abitudini.

Consigli pratici
L'Università Milano Bicocca, in collaborazione con Legambiente, ha messo a punto il progetto Ri.De.Re in casa. "E' una campagna rivolta alla popolazione e agli studenti che si propone di ridurre gli sprechi alimentari", spiega il professor Massimo Labra, ricercatore. Dal progetto è nata la Guida critica per il consumatore intelligente (scaricabile dal sito www.zooplantlab.btbs.unimib.it), da cui abbiamo tratto alcuni di questi consigli.

Il risparmio comincia al supermercato
Compilare una lista, alla quale attenersi, aiuta a non acquistare prodotti inutili. E bene non farsi trarre in inganno dalle offerte: il "prendi tre, paghi due" è utile se davvero si ha bisogno di quel che si sta acquistando; per evitare sprechi, occorre limitarlo agli alimenti che durano a lungo valutando molto bene l'acquisto di quelli a scadenza breve. Un po' di attenzione va data alle confezioni: piuttosto che comperare un cestino con sei mele è meglio prenderne due sfuse se on se ne consumano in grandi quantità.

Cosa fare a casa
Collocare un alimento nel posto giusto significa allungargli la vita. I cibi secchi (pasta, biscotti, zucchero) assorbono molta umidità e vanno posti in ambiente asciutto, avendo cura di richiudere bene le confezioni. Nel frigorifero, i prodotti appena acquistasti vanno riposti dietro, tenendo in prima fila quelli con la scadenza più vicina. Frutta e verdura vanno riposte sui ripiani bassi, nei cassetti, dopo averle liberate dalle confezioni; anche le carni e i latticini devono essere collocati in basso; i salumi possono essere riposti sui ripiani superiori. I prodotti in bottiglia o lattina, che una volta aperti devono andare in frigorifero, sono trai i principali oggetti di spreco. Meglio scegliere le confezioni piccole, evitando le versioni risparmio se la famiglia non è numerosa.

Attenzione alle etichette
La dicitura "Da consumarsi preferibilmente entro il..." non indica una data di scadenza tassativa e non obbliga a gettare via il prodotto: superato il giorno indicato, infatti, i cibi non perdono le loro caratteristiche nutritive organolettiche (gusto, consistenza, aroma) né provocano danni alla salute. Possono essere quindi consumati anche dopo il termine (a patto, naturalmente, che siano stati ben conservati, non emanino un cattivo odore o abbiano un brutto aspetto). Al contrario, gli alimenti freschi, come il latte e i formaggi, la carne o il pesce e le uova vanno consumati entro la data indicata nella confezione.

Avanzi al ristorante? C'è la doggy bag
Un'alternativa allo spreco nei ristoranti è la doggy bag, il pacchettino con gli avanzi per il cane o il gatto. A chi non possiede animali domestici, ma non vuole che quel che ha avanzato finisca nella monnezza, hanno pensato Alberto Brosio e Federico Buono ideando Lavanzino. E' un kit acquistabile dai ristoranti e dalle mense, composto da un sacchetto portacibo e un portabottiglie in carta riciclata dove riporre gli avanzi. Per offrire in modo raffinato un servizio che spesso il cliente non osa chiedere (www.lavanzino.it).

Altre idee per ridistribuire i prodotti
Gran parte degli sprechi alimentari avviene nella grande distribuzione. Supermercati e ipermercati gettano ogni anno tonnellate di cibo, merce ancora commestibile indirizzata alla discarica perché prossima alla data di scadenza o esteticamente non presentabile.
Trasformare questo spreco in risorsa è l'obiettivo che si è posto Andrea Segrè che con l'Università di Bologna ha attivato Last Minute Market, un servizio di recupero e redistribuzione della merce invenduta.
"Quando un prodotto si avvicina alla data di scadenza o se gli imballaggi non sono perfetti, i supermercati lo ritirano dagli scaffali per destinarlo alla discarica", racconta Segrè. "E' un vero peccato, perché muovendosi in tempo, e organizzandosi, lo si può dare a chi ne ha bisogno".
Il compito di Last Minute Market è proprio questo: fornire alle aziende della grande distribuzione le indicazioni e i contatti per fare arrivare le merci invendute ad associazioni ed enti di carità della zona, illustrando anche tutte le regole igienico-sanitarie ed economico-fiscali da seguire. A Last Minute Market (www.lastminutemarket.it) possono rivolgersi le catene distributive, i comuni ma anche gli enti di assistenza che vogliono ricevere i prodotti invenduti.


Simonetta

martedì 26 luglio 2011

Le faccende domestiche e la felicità famigliare

Ieri mattina, verso le undici, mi trovavo fuori con Anna allorché dalla sua scarpina saltò via un bottone. Visto che eravamo a due passi dalla casa di Andrea, il mio amico fidanzatosi da poco, pensammo di salire a chiedergli un ago e una gugliata di cotone. Andrea si trovava nella condizione di essere disoccupato e quindi sempre a casa, mentre Sofia, un'angelo di ragazza, per sua fortuna aveva un lavoro che la teneva impegnata per gran parte della giornata. Inevitabilmente, dunque, le faccende domestiche toccavano tutte a lui.
Dopo aver suonato inutilmente il campanello, entrammo in anticamera; e, guidate dalla voce di Andrea che ci chiamava, entrammo nella sua camera da letto che era ancora tutta all'aria. Il ragazzo stava arrampicato sul davanzale della finestra, discinto e scalzo, ed era intento a lavare i vetri.
Egli si affrettò a discendere, e mentre io attaccavo il bottone alla scarpetta di Anna, mi disse sospirando:
"Oh, quanto mi dà da fare questa casa! Quand'ero single non disfacevo il mio letto, e adesso, invece, non trovo quasi il tempo di lavarmi!".
Se Andrea sperava di sentirsi rivolgere molti complimenti sulla sua trasformazione, si sbagliava davvero.
"Sai, caro," gli dissi, "io, quando non avevo ancora bambini, alle undici avevo già la casa in ordine e la colazione ben avviata; e se scendevo a far provviste prendevo una borsa che potesse fare una discreta figura anche lungo il Corso. Perché devi sapere che trovavo quasi sempre il tempo di fare la mia passeggiata e di dare un'occhiata alle vetrine. Così a mezzogiorno avevo un bel colorito, ero allegra e piena di appetito e se mio marito tornava di cattivo umore dall'ufficio, riuscivo facilmente a farlo ridere con il contagio del mio buon umore".
"Ma come potevi sbrigare così presto le faccende di casa?" mi chiese Andrea stupito. "Io mi alzo alle sette e non sto un momento fermo; eppure nel pomeriggio ho ancora da fare. I tappeti, i materassi, le portine, le maniglie, i vetri, i pavimenti! Ormai me li sogno anche di notte".
"Non bisogna scambiare la pulizia con 'mania della pulizia'", risposi piuttosto severamente. "In una casa di fidanzatini nuova nuova, che bisogno c'è di trasportare ogni giorni i mobili in mezzo alle stanze? E di battere tappeti e materassi come se si volesse assolutamente distruggerli? Non pensi che facendo ciò tu disperdi con troppa spensieratezza delle energie preziose? Senza contare che la tua fidanzata può divenire da un giorno all'altro la portatrice di un'altra vita, e si ritroverebbe sempre a casa in maternità, ma non certo nelle condizioni di poterti aiutare ad arrampicarsi sui davanzali o sfiancarsi sullo spazzettone dei pavimenti. Quindi devi abituarti a fare queste attività al meglio e nel minor tempo possibile".
"Ma devo dunque lasciare la casa sporca?" ribatté Andrea imbronciato.
"Niente affatto, caro. Basterà che tu pulisca 'di fino' una stanza alla settimana, e che per spolverare i vetri, le portine, le pareti ad olio del bagno e perfino le tappezzerie, ti serva di una vecchia scopa imbottita di stracci e quindi ricoperta da uno bello strofinaccio pulito. Un sistema pratico e svelto, che ti permetterà nello stesso tempo di tenere sempre i piedi a terra. E ricorda anche di usare dei guanti quando lustri le scarpe e gli ottoni o quando sbucci le patate; una volta avevi delle manine deliziose, ed ora...!".
"Già, anche Sofia me lo dice. Una bella egoista, però!"
"Oh, no, caro. Ella ha il diritto di vederti carino e lindo quando rientra a casa. Sta con te perché eri grazioso, intelligente e brioso, e se tu sei fiero di dimostrargli che sei anche un bravo casalingo, non devi però derubarla di quelle altre doti, non meno importanti, che la avevano attirata a te".
"Già. Sofia si lamenta perché io sfaccendo sempre, e quando le dico che sono stanco ha quasi l'aria seccata. La domenica, poi, quando lei è a casa, sono continue discussioni. Però finisce sempre col prendere anche lei uno strofinaccio ed aiutarmi, perché in fondo si vive insieme".
"E questo ti par giusto, Andrea? La domenica tu devi invece ridurre al minimo indispensabile le faccende, per far sì che la tua ragazza possa veramente riposare il suo corpo e il suo spirito. Le ore passano veloci, mio caro, queste belle ore della vostra vita che non sono ancora cariche di responsabilità e che vi offrono doni preziosi. Tutti abbiamo bisogno di qualche pausa per accorgerci che la vita è bella. La lotta contro la polvere sarà sempre un'impresa disperata se tu ti munirai a bella posta di una lente di ingradimento; ma la gioia di una passeggiata, la contemplazione di una cesta di fiori all'angolo di una strada, mezz'ora trascorsa vicino alla tua ragazza sognando l'avvenire, sono invece dolcissime realtà alla portata di tutti, che conservano le persone non soltanto giovani e belle, ma anche buone".
"Forse hai ragione, Michela..."
"Certo che ho ragione! Le casalinghe più pedanti, quelle che non riescono mai a trovare una domestica che le soddisfi, sono spesso anche le più bisbetiche, perché sono inacidite dalla stanchezza. E' facile che esse critichino le sposine che trovano il tempo di lavarsi i capelli tutte le settimane, che ossessionino il marito con le loro lamentele, in modo che egli, poveretto, finisce col sentirsi sempre colpevole di farle troppo lavorare, e che siano nervose e brusche perfino con i loro figli. Io ammiro le donne attive e diligenti, mio caro Andrea, ma la vista di una giovane che sta al balcone a godersi il sole col suo figlioletto in collo, mi pare sempre uno spettacolo deliziosamente ottimista! E se anche i vetri delle finestre non brillassero come diamanti, sarei certa che il suo cuore è sereno, fiducioso e indulgente; e che quando il marito deporrà sulla soglia di casa il peso della sua giornata di lavoro, troverà in quel cuore il placido giardino che ogni uomo ha sognato per il suo riposo, e che ha più gran valore di un pavimento lucido come quello dei musei, dove le statue, attonite, riflettono i loro gelidi gesti sempre uguali, e paiono attendere invano una ventata primaverile che li impolveri un poco ma dia loro il dono della vita".


Mademoiselle

venerdì 13 maggio 2011

Impegno senza confini

Negli ultimi anni la natura e le guerre in giro per il mondo ci hanno ricordato più volte la loro potenza devastatrice, abbattendosi su interi paesi e mietendo innumerevoli vite umane. Per prestare soccorso alle popolazioni colpite accorrono decine e decine di organizzazioni, governative e non governative.

Le ONG
Le Organizzazioni Non Governative (ONG) in genere nascono da un gruppo di persone sensibili ad alcuni temi comuni. Si creano associazioni per riuscire a lavorare con i paesi terzi attraverso dei progetti che possono trattare svariati temi: alimentazione, educazione, salute, costruzione di piccole e medie imprese. Lavorano in collaborazione con delle associazioni locali che hanno un'ottima conoscenza del territorio/contesto/società. Una volta evidenziato un problema, la ONG e l'associazione locale decidono una strategia e fissano un obiettivo per tentare di risolvere il problema. L'obiettivo deve essere raggiungibile (qualcosa di concreto, non "portare la pace nel mondo"). Si evidenzia l'azione da fare, gli attori che saranno coinvolti, i beneficiari (le persone a cui si vuole portare beneficio) e quanto soldi servono. Importantissimo è la sostenibilità: il progetto, una volta finito, deve poter continuare senza l'aiuto della ONG.

I finanziamenti possono arrivare da diverse fonti: società civile (il privato che dona 50€), fondi governativi, il Ministero degli Affari Esteri, l'Unione Europea, e altri enti. La maggior parte delle ONG italiane sopravvive grazie ai finanziamenti pubblici, con l'evidente rischio che ciò comporta: limitazione della libertà d'azione, perché chi ti dà i soldi poi ti controlla.
L'aspetto peculiare dell'attività di una ONG è dovuto alle finalità che non riguardano, come per un'attività d'impresa, il profitto. Sono piuttosto volte a garantire lo sviluppo culturale e sociale della comunità. Tutto ciò che viene guadagnato è speso per i progetti.

Il personale e i volontari vengono reclutati in maniera differente da organizzazione a organizzazione. Esistono siti specifici dove si pubblicano le vacancy (offerte di lavoro): un esempio è www.volint.it. Si manda il curriculum vitae e si fa un colloquio di selezione per appurare le capacità lavorative, l'interesse nel settore, la motivazione, la conoscenza delle lingue.

Per saperne di più

-Medici Senza Frontiere
Il suo scopo è offrire soccorso sanitario alle popolazioni in pericolo e testimoniare delle violazioni dei diritti umani cui assiste durante le sue missioni. (www.msf.it)
-Save the Children Italia Onlus
E' la più grande organizzazione internazionale indipendente per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini. (www.savethechildren.it)
-Emergency
Fondata da Gino Strada e Teresa Sarti, l'obiettivo di Emergency è quello di offrire cure mediche e chirurgiche gratuite e di alta qualità alle vittime della guerra e della povertà e promuovere una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani in tutto il mondo. (www.emergency.it)
-ActionAid International
E' impegnata nella lotta alle cause della povertà e dell'esclusione sociale. Combatte per costruire una società più giusta: un mondo senza povertà, dove ogni persona possa essere rappresentata all'interno dei processi decisionali che la riguardano. (www.actionaid.org)
-CESVI Fondazione Onlus
Opera in tutti i continenti per affrontare ogni tipo di emergenza e ricostruire la società civile dopo guerre o calamità. (www.cesvi.org)
-Intervita
Il suo obiettivo è migliorare le condizioni di vita dei più poveri del mondo. Promuove le adozioni a distanza per la realizzazione di progetti di sviluppo in 7 paesi dell'emisfero australe. (www.intervita.it)
-Terre Des Hommes Italia ONLUS
La sua attività si focalizza sulla difesa dei diritti dell'infanzia nei paesi in via di sviluppo. (www.terredeshommes.it)
-AMREF Onlus
In quasi 50 anni di attività, AMRF ha soccorso, vaccinato, curato, operato e soprattutto istruito milioni di persone. Il braccio operativo più noto è ancora oggi il servizio dei Flying Doctors, che porta regolare assistenza specialistica e chirurgica agli ospedali delle zone isolate. (www.amref.org)

venerdì 15 aprile 2011

Più generose per stare meglio

Donare, fare un piccolo gesto di altruismo dà benessere mentale e fisico

Fare del bene fa bene agli altri ma anche a noi stessi. E' questa la teoria che arriva dagli USA dove psicologi e fisiologi parlano sempre più spesso di "Helper's high", ossia del picco di benessere che arriva, rapido e potente, dopo un gesto di generosità anche piccolo. Rendersi utili, avvicinarsi agli altri, contribuire ad una buona causa crea nel corpo una scarica di endorfine, sostanze che danno allegria e buonumore, seguiti poi da un senso di calma e di pacificazione con se stessi. Tutti sentimenti positivi che secondo gli studi medici avrebbero un effetto concreto anche sulla salute: i "generosi" che aiutano gli altri a vivere meglio, stanno meglio a loro volta perché la tensione fisica si abbassa, il sistema immunitario si rafforza, la pressione del sangue si regolarizza.

Nicoletta Romanoff testimonial dell'iniziativa dell'UNICEF "Adotta una pigotta",
bambola in pezza per aiutare i bambini poveri.

Di sicuro la nostra società, accanto ad un volto quotidiano spesso cinico e violento, mostra sempre più spesso un desiderio di essere "buoni" e dare qualcosa senza chiedere nulla in cambio. Non a caso è questo il momento del boom delle charity: iniziative a favore dei bambini delle aree più povere del mondo, per creare pozzi e scuole nei Paesi più lontani e meno sviluppati, ma anche per tutelare l'ambiente, aiutare gli animali, salvare e valorizzare le opere d'arte. Iniziative belle che parlano a sensibilità diverse, ma tutte simili nel messaggio che mandano: l'invito a fare qualcosa in prima persona. Per questo, accanto al volontariato, è nata anche una fitta rete di microcharity come gli sms solidali, pochi euro da inviare alle associazioni di beneficenza o le mini donazioni dei telethon televisivi. Oppure l'acquisto di oggetti di commercio quo-solidale, il cui ricavato arriva a oggetti o Paesi disagiati. Piccoli segnali di solidarietà, alla portata di tutti, che però nei grandi numeri possono essere davvero molto utili.

Aishwarya Rai sostiene il microcredito per le donne indiane.

Oggi più che mai, si può provare ad essere generosi e fare nel proprio piccolo quello che si piò (senza arrivare alle mega donazioni e ai grandi progetti sociali di star come George Clooney o Angelina Jolie). Perché si prova l'emozione unica del donare, ci si sente più vicini ad altre realtà, si esce per un secondo dal proprio guscio.

Shakira con i bimbi dell'associazione "Pies Descalzos", da lei fondata.


Lucia Finezza

lunedì 28 marzo 2011

La domenica

Attendiamo con tanta ansia la domenica. Un giorno di libertà che, pensiamo, ci renderà felici; e poi, quando essa arriva, la sciupiamo con tanta facilità.

Infatti, se non andate a sciare, e non sempre andate a sciare, rimanete in città, vi alzate tardi perché siete rimaste sveglie di più la sera prima, fate colazione di malavoglia, vi trascinate per tutto il pomeriggio fino all'ora di andare al cinema, poi andate a letto presto.
Ho conosciuto invece una ragazza che la domenica si alza alla stessa ora delle mattine in cui va in ufficio, alle 08:30 è già pronta per uscire, col suo migliore vestito, e ha tutta una lunga mattinata davanti a sé. Se fa bel tempo, insieme ad una amica, fa una lunga passeggiata attraverso la città, andando a visitare i negozi che la interessano e tornando verso mezzogiorno a casa con un ottimo appetito. Se il tempo non è bello, rimane in casa e fa tutte quelle cose che ha desiderato fare durante la settimana.
Nel pomeriggio riposa fino alle cinque, poi va a fare una visita ad un'amica con la quale ha combinato già prima e trascorre un buon pomeriggio in compagnia di persone amiche e intelligenti. Dopo cena, non sempre va al cinema o alla consueta festa danzante, ma spesso rimane a casa, finendo di leggere un libro che l'ha presa moltissimo.

Naturalmente molte di noi potrebbero trovare queste domeniche poco brillanti. Ma se faremo bene un esame di coscienza troveremo che sono molto più brillanti di certe domeniche che, all'apparenza molto divertenti, fanno sorgere il desiderio del lunedì, della giornata piena di lavoro che ci dà soddisfazione di sentirsi utili. Molto migliori di alcune domeniche che ci fanno diventare esseri annoiati e stanchi. Attenzione alla vostra domenica!


Mademoiselle